Giuseppe Di Canosa
Radici
Anno 2013
Olio su tela, cm. 120X90
….la certezza della consapevolezza legata all’indagine razionale e pura, pur sempre astratta nella sua più intima palpitazione, mi permette di scandagliare ed affogare nel liquido della dissacrazione e del narcisismo, del pathos e dell’incredulità, della vergogna e della pudicizia, della consistenza e dell’evanescenza.
Giuseppe DI CANOSA, Trani ( Bat ), 1959
Formazione didattica: Liceo Artistico, Accademia Belle Arti ( scenografia ), Facoltà di Architettura
Docente di ruolo per l’insegnamento di : Discipline geometriche, architettoniche, arredamento e scenotecnica; Disegno e Storia dell’Art ; Storia dell’Arte.
Attività didattica : docente di ruolo, ha insegnato Discipline architettoniche presso il Liceo Artistico di Corato; Disegno e Storia dell’Arte presso il Liceo Scientifico di Trani ; Storia dell’Arte presso il Liceo Classico di Trani.
Attività professionale : scenografo, designer, pittore, grafico
Opere pittoriche figurano in collezioni private e pubbliche
Incarichi pubbl. ricevuti : Minist. LL. PP.,sede regionale per la Puglia; sede regionale per la Sicilia
Rassegne internazionali : Svizzera, Lussemburgo, Gran Bretagna, Belgio, Slovenia
… Affondo le mie radici nella convinzione che il linguaggio figurativo non serva ad impressionare ma ad illuminare, a dedurre piuttosto che a costruire, ad eliminare anziché addurre ciò che distrattamente riteniamo verità.
Mi avvicino con pudore e diffidenza, conoscenza e timore, interpretandone l’analisi con atteggiamento scientifico e non pittorico, come se formulassi una nuova teoria planetaria, costellata di orbite, ellissi e sistemi solari.
Sono strutture linguistiche che presuppongono onestà intellettuale, morale, frutto di una lenta analisi supportata dalla possibilità di costruire emozioni artificiose mediate e caratterizzate dal di-segno, filo rosso dell’interpretazione e dell’affabulazione.
Non propongo oggetti intrappolati, almeno così appaiono, ma postulati, al pari di un “ geometra “ nella definizione dello spazio che intercorre fra loro e il bordo stesso del supporto, ottenuti mediante un’esecuzione esercitata da un bisturi, ponendone la compiutezza del segno come obiettivo finale, sintesi di un’attività elevata a pari dignità della scultura, pittura e architettura, riconoscendone una propria vita, autonoma ed autoritaria, decisiva e pur sempre plasmabile, tesa ma elastica e che permette il raggiungimento di un pensiero modificabile e acuto, soffice e pungente, mai ottuso e cieco.
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